Pomezia lì 5 marzo 2020

In questo momento così difficile per la nostra scuola, per il nostro territorio e  per tutto il nostro Paese, questa comunità educante sente bisogno di ribadire la sua piena solidarietà e vicinanza a tutte le persone che, direttamente o indirettamente, siano coinvolte nell’emergenza sanitaria. Siamo convinti che solo con intelligenza, buon senso e vicinanza reciproca si possano superare circostanze particolari come questa.

E, se è vero che, per precauzione necessaria, la vicinanza non possa essere fisica, è altrettanto vero che noi, la Dirigenza, i docenti e gli studenti del liceo Pascal stiamo vivendo questi giorni, con i mezzi di comunicazione possibili, in piena simbiosi tra di noi.

Il Coronavirus non ci ha allontanato,  ci ha resi più uniti di prima.

Vogliamo innanzitutto manifestare al poliziotto di Pomezia e alla sua famiglia il nostro affetto profondo e la speranza che la situazione dolorosa di cui essi sono protagonisti possa presto evolversi nel migliore dei modi, e lo stesso dìcasi per altre famiglie colpite dal virus.

Sentiamo però anche il bisogno di riflettere insieme, dal momento che, come comunità rivolta all’educazione e formazione degli adulti di domani, siamo consapevoli che ogni occasione, anche quella che apparentemente sembri solo ed esclusivamente negativa, ci possa invece offrire spunti di crescita personale.

E la riflessione, pienamente condivisa da tutte le componenti del nostro Liceo, è questa: il senso di responsabilità, l’etica, la dirittura morale, il saper comprendere il dolore degli altri ci rende “umanità” degna di questo nome.

Abbiamo avuto modo di vedere sul web un articolo. ripreso da Il Messaggero, in cui si parla di offese sui social alla figlia del poliziotto di Pomezia contagiato. “La giovane è stata presa di mira nella chat della scuola”, recita l’articolo.

Questa istituzione prende le distanze in modo assoluto da tale affermazione.

Non a caso abbiamo adottato il "Manifesto della comunicazione non ostile" https://paroleostili.it/manifesto/

Non ci risulta che esista nessuna “chat della scuola” in cui siano state rivolte offese o insulti alla ragazza. La Dirigenza, i docenti, i rappresentanti di istituto e tutti gli studenti hanno manifestato sdegno per questa errata affermazione. Chi ha la responsabilità di scrivere e pubblicare notizie, ha l’obbligo di fare massima attenzione, verificando quanto scrive, onde non ledere l’immagine e la dignità di chicchessìa.

Un’ultima considerazione vogliamo fare, e riguarda ancora una volta l’uso dei social, infatti la nostra scuola è molto sensibile a questo tema: se la giovane figlia del poliziotto è stata vittima, in qualche chat di altra provenienza, di offese o minacce o altre simili vergogne, questo dimostra ancora una volta quanto lo scarso o inesistente senso morale, nonchè  la mancanza di intelligenza e discernimento possano essere virus peggiori di quello fisico. La ricerca di capri espiatori può riportarci con la mente ad altri momenti e situazioni del passato, in cui l’uomo è stato capace solo di fare e farsi male.

E noi ci auguriamo, invece, che anche il dolore possa sempre aprire la strada verso una maggiore consapevolezza, senso civico e rispetto dell’altro, in un contesto e in un  momento storico in cui si ha bisogno di riscoprire l’umanità nell’uomo.

Per la comunità educante 

Il Dirigente scolastico

Prof. ssa Laura Virli