Pomezia 26 maggio 2020
Con grande soddisfazione e orgoglio per i risultati ottenuti, condivido la storia del Progetto finestre raccontato per tutte le studentesse e gli studenti, da Elisa Ipektchi di 1 C.
Ringrazio anche tutti i docenti che hanno portato avanti il Progetto, anche a distanza, durante questa difficile situazione di emergenza sanitaria. Una delle prove, semmai ci fosse bisogno di dimostrarlo, che la resilienza e la determinazione fanno parte del DNA del nostro Liceo.
Grazie ragazzi, continuate così!
La preside
<<Il percorso intrapreso con il progetto Finestre, insieme alla prof.ssa Reale, ci ha offerto la possibilità di scoprire noi stessi, facendoci esternare riflessioni ed esperienze che difficilmente avremmo potuto raccontare o, delle quali ne avremmo involontariamente ignorato l’esistenza.
Il progetto ha l’obiettivo di rafforzare i nostri punti deboli, attraverso la conoscenza e l’introspezione, facendo emergere alcuni valori quali la libertà, la felicità, l’empatia, la fiducia e l’altruismo.
Grazie alla visione di video, anche in inglese, alla lettura di poesie, di libri e alla testimonianza del vissuto di alcuni rifugiati, è stata resa più semplice, ma soprattutto più efficace ed esaustiva, la comprensione della loro vita. Solo dopo aver conosciuto i veri valori, i pensieri e i comportamenti che avremmo dovuto seguire, ci siamo potuti immedesimare nella vita del rifugiato e comprendere che, con le nostre aspettative, avremmo potuto non superare gli ostacoli che fanno parte del suo percorso.
È stato un progetto molto intenso, emozionante ed interessante, che ci ha trasmesso l’importantissima iniziativa di porre fine “all’ignoranza” su quest’argomento. Ci ha coinvolto fin da subito, aiutati a comprendere meglio sia i sentimenti dei rifugiati, che i nostri nei loro confronti. Ci ha appassionato a tal punto da percepire emozioni simili a quelle vissute dai rifugiati e questo, in qualche modo, ha come annullato le nostre differenze etniche, rendendoci più affini di quanto avessimo potuto immaginare.
Siamo rimasti sorpresi, talvolta increduli, delle numerose difficoltà che caratterizzano la vita dei rifugiati e, anche se indirettamente, ci siamo sentiti responsabili per la loro sofferenza e il loro dolore, in quanto non abbiamo avuto la possibilità di poter cambiare il loro spiacevole vissuto. Tutto ciò, però, ci ha anche dato la speranza che un giorno i rifugiati possano essere considerati dai nostri figli come gli eroi del passato, coloro che sono riusciti a trasmettere tramite le loro sofferenze, un insegnamento ed un esempio di vita che ha impedito di distruggere la felicità di altre persone.
Il percorso svolto con grande dedizione ci ha permesso di formulare, condividere, ascoltare e confrontare tra noi pensieri, emozioni ed esperienze. Ha smentito alcune nostre convinzioni, per crearne altre basate sulla realtà, comprendendo, infatti, che i rifugiati hanno un’incredibile forza d’animo, ma soprattutto sanno riconoscere, meglio di chiunque altro, i veri valori della vita avendo vissuto personalmente situazioni critiche che fanno crescere e maturare. Pertanto siamo noi a dover imparare ancora come comportarci, siamo noi a dover imparare qualcosa da loro.
Infine ci siamo resi conto che tutti noi potremmo essere dei potenziali rifugiati: anche il nostro paese potrebbe entrare in guerra, anche noi potremmo essere costretti ad abbandonarlo, necessitare della protezione altrui, perdere ciò a cui teniamo di più, avere bisogno di ricominciare da capo. Dobbiamo abbattere, pertanto, gli stereotipi, l’egoismo, l’indifferenza, lo scetticismo, la violenza e il cinismo che affliggono la nostra società. Ogni giorno possiamo essere migliori del precedente, così da lasciare dietro di noi un passato di errori, vivere un presente migliore e aspettarci un futuro sorprendente.
È stata un’esperienza indimenticabile e costruttiva, in un momento importante e delicato per la nostra vita: il passaggio alla scuola secondaria e l’emergenza sanitaria. Pertanto ringraziamo la nostra Preside, prof.ssa Laura Virli, che ci ha permesso di svolgere e concludere il progetto perché da sempre sensibile a temi come questo, e da sempre impegnata perché la comunità tutta del Pascal possa essere portatrice di quei veri valori che possono rendere il nostro mondo davvero migliore.>>
Elisa Ipektchi e la IC