Entriamo in un carcere
Oggi, 11 marzo 2022,10 studenti di ogni classe quarta coinvolta nel progetto "Libertà e carcere", hanno incontrato il direttore del carcere di Velletri, Dott.ssa Maria Donata Iannantuono, il comandante di Polizia Penitenziaria Alessia Assante, la Dott.ssa Sabrina Falcone, coordinatore dell'area educativa e il Dott. Ripa, Ispettore di Polizia Penitenziaria, in servizio al dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, mentre gli altri studenti delle classi hanno seguito in classe via gmeet.
A turno, gli esperti hanno spiegato il funzionamento e l'importanza del carcere e del processo di rieducazione, o meglio - come ha specificato la dottoressa Sabrina Falcone - di risocializzazione, andando a sottolineare l'importanza del rispetto delle regole da parte dei carcerati, nella piccola società che è il carcere, con il fine di portare questo rispetto - scontata la pena - anche all'interno della grande e più complessa società in cui viviamo.
A permettere il cambiamento e la redenzione dei carcerati è il lavoro svolto dall'équipe - composta dal coordinatore dell'area educativa, assistente sociale, psicologi, polizia penitenziaria e a volte da criminologi e coordinata dal direttore del carcere - che si impegna a studiare e osservare i detenuti, andandone a delineare un profilo psicologico preciso e dettagliato, che aiuterà a capire su cosa e come intervenire.
Successivamente è stata accennata la storia del corpo di Polizia Penitenziaria, che deve la sua attuale struttura all'emanazione, il 15 novembre 1990, della legge n. 395: legge che assicura l'esecuzione dei provvedimenti restrittivi della libertà del detenuto e allo stesso tempo garantisce l'ordine all'interno degli istituti di pena e ne tutela la sicurezza.
Sono state poi descritte in generale le mansioni del direttore del carcere e della Polizia Penitenziaria e la quotidianità dei carcerati, dall'apertura delle stanze alle 8:30, ai diversi impegni e compiti nel corso della giornata (lavoro, studio...), allo svolgimento delle attività ricreative, fino al ritorno in cella, la sera.
Durante l'ultima ora di incontro, i sopracitati professionisti si sono dimostrati aperti a rispondere in modo esaustivo alle domande di noi alunni.
A turno, gli esperti hanno spiegato il funzionamento e l'importanza del carcere e del processo di rieducazione, o meglio - come ha specificato la dottoressa Sabrina Falcone - di risocializzazione, andando a sottolineare l'importanza del rispetto delle regole da parte dei carcerati, nella piccola società che è il carcere, con il fine di portare questo rispetto - scontata la pena - anche all'interno della grande e più complessa società in cui viviamo.
A permettere il cambiamento e la redenzione dei carcerati è il lavoro svolto dall'équipe - composta dal coordinatore dell'area educativa, assistente sociale, psicologi, polizia penitenziaria e a volte da criminologi e coordinata dal direttore del carcere - che si impegna a studiare e osservare i detenuti, andandone a delineare un profilo psicologico preciso e dettagliato, che aiuterà a capire su cosa e come intervenire.
Successivamente è stata accennata la storia del corpo di Polizia Penitenziaria, che deve la sua attuale struttura all'emanazione, il 15 novembre 1990, della legge n. 395: legge che assicura l'esecuzione dei provvedimenti restrittivi della libertà del detenuto e allo stesso tempo garantisce l'ordine all'interno degli istituti di pena e ne tutela la sicurezza.
Sono state poi descritte in generale le mansioni del direttore del carcere e della Polizia Penitenziaria e la quotidianità dei carcerati, dall'apertura delle stanze alle 8:30, ai diversi impegni e compiti nel corso della giornata (lavoro, studio...), allo svolgimento delle attività ricreative, fino al ritorno in cella, la sera.
Durante l'ultima ora di incontro, i sopracitati professionisti si sono dimostrati aperti a rispondere in modo esaustivo alle domande di noi alunni.
A colpirci sono stati la devozione e l'impegno che il corpo di Polizia Penitenziaria impiega nel suo lavoro ogni giorno, nonostante le difficoltà del caso, come l'aggressività dei carcerati e il sostegno che ci pare a volte un po' carente da parte dello Stato. Il loro è un compito difficile, di nobili ideali, che necessita certamente di una grande forza di volontà e di una ferrea dedizione.
Un grazie a tutti!
Fabio Angelone & Gabriele Guarino, classe 4D