Pomezia 29.05.2022

Con grande piacere pubblico il video dell'incontro del 23 maggio realizzato dalla nostra bravissima studentessa Thi Thuc  Matilde Rosci della 4 H che ringrazio infinitamente, non solo per la competenza, ma per la passione che mette in tutto quello che fa. Il suo messaggio finale è sicuramente la sintesi dei sorprendenti e positivi risultati ottenuti in questo a.s. per questo importante progetto.

Tenuto conto di quanto continua ad accadere nei territori, continueremo a collaborare con gli enti istituzionali preposti affincè i nostri studenti diventino, anche dopo il termine degli studi, cittadini attivi in tema di mantenimento della democrazia e di equa giustizia. 

Link al video: https://youtu.be/xS1MbvSkTb8

 

Il Dirigente scolastico

Prof. ssa Laura Virli

 

Un invito a non fare gli “stupidi della società”, 

un invito a “combattere per la libertà e la giustizia”

Il 23 Maggio 2022, si è concluso il Progetto “Libertà e carcere”, con una conferenza in collaborazione con il carcere di Rebibbia. Gli studenti e le studentesse del 4° e 5° anno che hanno partecipato a questo progetto, organizzato da alcuni anni dai Dipartimenti di religione e di storia e filosofia, hanno potuto incontrare due detenuti del carcere di Roma che hanno raccontato la loro esperienza personale.

Dopo un primo intervento musicale a cura di alcuni studenti, ha preso subito la parola l'avvocato penalista Rita Chiara Furneri, che ha introdotto l’incontro invitandoci a fare un minuto di silenzio,ricordando che il 23 maggio si commemorano le vittime di tutte le mafie e in particolare la strage di Giovanni Falcone, della moglie e della sua scorta. Ha quindi presentato i vari ospiti; il dirigente scolastico prof.ssa Laura Virli, ha poi dedicato qualche minuto per sensibilizzare noi giovani ad apprezzare la libertà e la cultura.

Il primo ospite a prendere parola è stata la dott.ssa Rosella Santoro, direttore del carcere di Rebibbia, che ci ha spiegato cos’è un carcere, oltre i pregiudizi che si hanno su di esso: a Rebibbia non si viene privati in assoluto della propria libertà, infatti si cerca di dare più spazio possibile alle abilità creative dei detenuti, con attività teatrali e sportive; intellettuali, con la possibilità di diplomarsi e laurearsi e possibilità lavorative. Nonostante il numero di reclusi sia elevatissimo (1400 detenuti ca.), a Rebibbia si cerca sempre di dare il meglio. 

Successivamente è intervenuta Alessia Forte, comandante della polizia penitenziaria di Rebibbia, che ha presentato il luogo in cui lavora come l'istituto penitenziario più grande d'Italia, il secondo con più reclusi dopo Poggio Reale e anche uno dei più inclusivi, avente a che fare con varie tipologie di detenuti come 41 bis, detenuti con problemi psichiatrici e tanti altri. 

In aggiunta Erminio Rossi, ispettore della polizia penitenziaria, ci ha mostrato, attraverso delle immagini, i reparti più comuni del carcere, come il G9 dove vi è l'entrata con metal detector, e l’altro adiacente a questo con guardie addette alla ricerca di stupefacenti; ha poi concluso il suo intervento parlando del G11, reparto in cui opera attualmente e che una volta veniva chiamato “Bronx” a causa dei detenuti che vi soggiornavano.

A questo punto dell’incontro hanno preso la parola i due detenuti venuti a trovarci. Essi ci hanno raccontato come sono riusciti a riscattarsi grazie allo studio e a una nuova e prorompente forza di volontà nata grazie al supporto delle istituzioni. F.D.M. e G.C.sono entrambi plurilaureati, il primo in lettere e filosofia e scienze del teatro, il secondo sempre in lettere e filosofia e al momento impegnato nella stesura della tesi per la seconda laurea. 

Essi si sono fatti anche promotori di importanti insegnamenti per noi studenti: “non siate gli stupidi della società”, ci ha consigliato G., “Combattete per la libertà e la giustizia” ha aggiunto commosso F.

Nonostante percorsi differenti vi sono molti parallelismi tra i due detenuti, evinti dalle domande poste da alcuni studenti, tant’è che entrambi, nonostante le circostanze, sono riusciti a sentirsi comunque liberi, in particolare quando possono incontrare le loro famiglie e svolgere le loro attività preferite: il teatro e lo studio per l’uno e andare in biblioteca per l’altro. 

L’incontro è terminato con il ringraziamento della prof.ssa Barbara Zadra, commossa e soddisfatta di come si sia concluso il progetto, e con la consegna dei fiori alla direttrice Santoro e al comandante Forti e delle pergamene, realizzate dai ragazzi, ai detenuti. 

Naomi Borriello e Annalisa Mastrosimone II lcA

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