UNA TESTIMONIANZA DAVVERO SPECIALE

Il giorno 26 aprile, dalle ore 10:00 alle ore 12:00, con la presenza dell’avvocato Rita Chiara Furneri, nella palestra del Liceo Blaise Pascal, gli studenti di tutte le classi quarte dell’istituto hanno incontrato l’Ispettore dott.ssa Cinzia Silvano della casa circondariale Rebibbia n.c. e hanno ascoltato le testimonianze di tre detenuti. Si tratta della seconda conferenza organizzata dalla professoressa Barbara Zadra, referente del Progetto “Libertà e Carcere”, che si impegna nel sensibilizzare gli alunni, appartenenti agli ultimi due anni del percorso scolastico, riguardo le tematiche dei reati, della legge, dell’inserimento e della rieducazione nelle carceri. Dopo un’accurata descrizione del lavoro dell’ispettore penitenziario e della giornata tipo dei detenuti presso il carcere di Rebibbia, è stata data piena voce alle storie di Antonio, Daniele e Yari, intervallate dalle domande di docenti e studenti. Le parole dei tre ragazzi - a volte commoventi - hanno fatto riflettere su quanto gli alunni considerino ovvie molte cose che, nel caso di incarcerazione, sarebbero le prime ad essere rimosse, e non si è fatto riferimento solo ad oggetti personali e privati, ma anche a quelli che ci sembrano veri e propri “diritti”, come l’intimità, che, a differenza di come siamo abituati, non esistono in carcere. Le testimonianze dei detenuti hanno insegnato non solo quanto sia importante seguire la legge e frenare i propri istinti con la ragione, in momenti di difficoltà, ma, soprattutto, quanto tutto quello che noi diamo per scontato sia prezioso. Di particolare interesse sono state le parole dette sulla percezione del tempo: sentiamo scorrere le giornate per la frenesia delle cose da fare e diamo pochissima importanza al tempo, quasi come se fossimo noi i suoi padroni, mentre in carcere, i detenuti percepiscono il passare di ogni secondo del giorno e si rendono conto che il nostro dominio su di esso è pura illusione, e combattono la monotonia delle giornate vivendo nei ricordi, mentre noi ci lamentiamo di non avere speranze. La riunione si è svolta in un’atmosfera di percepita serenità a dimostrazione dell’attenzione e dell’interesse maturato dagli alunni che hanno partecipato. Il contatto tra scuola e carcere è senza dubbio un’occasione di riflessione per tutti noi perché, come aveva già indagato lo storico e filosofo francese Michel Foucault nel suo saggio “Sorvegliare e Punire” nel 1975, si tratta di due sistemi di educazione molto simili per quanto sembrino distanti, e riguardo a questo scrive: “Non bisognerebbe dire che l’anima è un’illusione, o un effetto ideologico. Ma che esiste, che ha una realtà, che viene prodotta in permanenza, intorno, alla superficie, all’interno del corpo, mediante il funzionamento di un potere che si esercita su coloro che vengono puniti – in modo più generale su quelli che vengono sorvegliati, addestrati, educati.” Entrambe queste strutture, dunque, mirano alla creazione di un individuo nuovo che possa essere inserito o re-inserito all’interno del motore della società e del lavoro ma che soprattutto possa vivere o ri-vivere in armonia con gli altri uomini e le altre donne la sua vita da cittadino.

Ringraziamo di cuore i tre detenuti e l’Ispettore Silvano, che ci hanno donato il loro tempo e il racconto della loro vita!

E un grande grazie va al direttore della Casa circondariale Rebibbia n.c., dott.ssa Rosella Santoro, che con la sua disponibilità e gentilezza, ha reso possibile tutto questo!

Mattia Fragolino, II liceo classico A

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