UNA VISITA INDIMENTICABILE
Il 10 e l'11 novembre alcuni studenti delle classi quinte del nostro liceo che hanno aderito al progetto "Libertà e carcere", hanno avuto la possibilità di visitare il reparto G8 della casa circondariale Rebibbia nuovo complesso.
Il 10 Novembre le classi 5C, 5F e III lcB hanno raggiunto il carcere accompagnate dalle proff. Zadra, Matlub e Mondelli, dove sono state accolte dal Comandante della polizia penitenziaria Alessia Forte e dal Vice Comandante Maria De Prisco insieme al corpo di polizia penitenziaria. Prima di entrare, è stato applicato un protocollo per assicurarsi dell'identità dei vari ragazzi e durante il quale tutti sono stati invitati a lasciare ogni oggetto in uno stanzino, soprattutto borse e cellulari.
Una volta dentro si è aperto un mondo dinanzi agli occhi dei nostri compagni, un mondo di cui non si è pienamente a conoscenza e di cui si sa davvero poco: hanno potuto visitare gran parte dell'ala G8 e i vari laboratori messi a disposizione dei detenuti del reparto, riuscendo a scambiare qualche parola con alcuni di loro ed entrando in contatto con realtà apparentemente parallele: laboratori come quello musicale, teatrale, artistico, quello per la lettura e persino la falegnameria, nella quale i detenuti stavano creando crocefissi e presepi fai da te da donare all'ospedale pediatrico Bambin Gesù; un laboratorio dove si impara a produrre fibra ottica e un'aula dedicata al call-center del Bambin Gesù, gestito da una cooperativa che assume detenuti che operano sia all’interno sia all’esterno della struttura. Attività quindi anche di avviamento al lavoro, per avere una possibilità, una volta usciti, di lavorare. È stato possibile visitare anche uno dei molteplici luoghi sacri e anche la palestra del reparto, gestita da un detenuto referente, il signor N. Hanno infine visitato il posto dove avviene l’immatricolazione dei detenuti, ai quali viene attribuito un numero e vengono prese le impronte digitali. Inoltre, ad accoglierli c'era anche la squadra cinofili della Polizia di stato, che ha dato una dimostrazione pratica dell'agilità, della bravura e dell'immensa utilità dei cani da servizio, i quali vengono addestrati e guidati dai propri conduttori in modo da scovare facilmente i detentori di sostanze stupefacenti.
Il giorno 11 Novembre anche le classi 5I, 5D e III lcA hanno raggiunto insieme alle professoresse Zadra e Matlub il carcere di Rebibbia, accolte dal Vice Comandante Maria De Prisco e dall'ispettore Cinzia Silvano.
Dopo aver applicato il protocollo per entrare – momento particolarmente suggestivo, visto che non siamo abituati a lasciare il nostro cellulare e le nostre cose per andare in giro, le classi sono state accompagnate in un'aula dedicata al laboratorio creativo, nella quale l'ispettore Cinzia Silvano ha presentato a grandi linee i progetti mandati avanti dai detenuti dell'ala, spiegando, inoltre, che il G8 è uno dei pochi reparti in cui i detenuti possono circolare liberamente, con del tempo limite molto vasto. Ha anche raccontato che i detenuti hanno la possibilità di studiare. Ciò che però ha colpito maggiormente la nostra attenzione, è stato avere la possibilità di incontrare alcuni detenuti che hanno raccontato della propria vita attraverso parole toccanti, che hanno commosso l'animo. Due di loro hanno raccontato la propria esperienza da scrivani, ruolo importante all'interno del carcere, poiché chi se ne occupa ha il compito di scrivere per chi non ne è capace. Uno dei due, il Signor F., dice di questo ruolo: "è un punto di riferimento essenziale in carcere e può essere l’ultimo salvagente rimasto dopo un naufragio nel mare di privazioni e patimenti forzati dove spesso annegano gli ultimi della terra, i condannati". Mentre il Signor S., anche lui scrivano, ha esposto il suo pensiero riguardo la perdita della sua libertà a causa di errori, come dice lui, "evitabili". Inoltre si è avuto l'onore di incontrare anche due ragazzi molto giovani: M., uno di questi, ha raccontato di come lui si stia pentendo di aver commesso errori che l'hanno portato lì, invitando tutti i presenti a ragionare prima di agire d'impulso e di amare i propri genitori finché se ne ha la possibilità.
In seguito l'ispettore Silvano ha spiegato che il carcere di Rebibbia ha un reparto totalmente dedicato a persone transgender, composto da ventun detenute, una delle quali, E., condannata a cinque mesi dopo quindici anni dal reato commesso, ha raccontato di trovarsi in difficoltà tra persone che non conosce. Dal suo viso molto provato, infatti, si percepiva il disagio.
Dopo aver incontrato queste realtà diverse l'una dall'altra, è iniziato un tour del G8, durante il quale è stato possibile visitare i diversi laboratori.
Infine, per salutarsi è stato improvvisato un momento di grande divertimento e condivisione tra i ragazzi e alcuni detenuti, a cui è stata data la possibilità di dare qualche tiro al pallone nel campo da calcio, facendo cadere i limiti che si frappongono fra la libertà e la reclusione. In quel momento tutto si è azzerato: ciò che contava era solo divertirsi, vivendo quell'attimo di fuga dalla realtà.
Tutti alla fine si sono salutati, ritornando a casa con una consapevolezza e una responsabilità in più: quella di voler vivere seguendo sempre la ragione e non permettere mai di perdere il proprio essere a causa dell'impulso.
Gli uomini e le donne incontrati in questi giorni sono tutti esseri umani che lottano, chi più e chi meno, per la propria libertà e contro la propria mente e la propria rabbia.
Un saluto e un grazie sincero va a tutti loro, con l'augurio di poterli rivedere fuori con la propria vita tra le mani.
E un grazie speciale alle docenti Zadra e Matlub e al direttore della Casa circondariale di Rebibbia n.c. dott.ssa Rosella Santoro, al comandante Alessia Forte, al vicecomandante Maria De Prisco, all'ispettore Cinzia Silvano, e al Dott. Emanuele Ripa, che hanno reso possibile questo straordinario incontro, formativo e molto commovente.
Naomi Borriello III lcA